Campioni e uomini si nasce…
Di Fabrizio Biasin
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Ciao.
Volevo raccontarvi una cosa.
Sono stato agli Oscar dello Sport o Laureus 2018 che dir si voglia. A Montecarlo. C’erano un sacco di campioni, da tutto il mondo, ma proprio un sacco. Pareva il paradiso dello sport.
C’era uno che qualche anno fa giocava a calcio molto bene che ha detto “Veloci con le domande che devo andare”.
(A un certo punto ho visto Federer: faceva i selfie con dei fan nella hall di un albergo e sorrideva a tutti).
C’era il campione di ciclismo che “basta foto, devo andare”. Ed è filato via.
(A un certo punto ho visto Federer in una stanzetta privata del centro congressi: faceva i selfie con gli amici del Principe e sorrideva a tutti).
C’era un altro, pure lui ex pedatore di livello, che ha chiesto e ottenuto di spostare la conferenza. Poi si è comunque presentato con mezz’ora di ritardo.
(A un certo punto ho visto Federer sul mitico red carpet: faceva i selfie con i bambini, i genitori glieli mettevano in braccio neanche fosse un Santo, lui sorrideva a tutti).
C’erano tre atleti fenomenali, americani che hanno fatto la storia dello sport. Parlavano tra di loro nel privé di un locale lussuoso, protetti da un paio di “gorilla”.
(A un certo punto ho visto Federer nei pressi del cesso: la gente usciva dal cesso e gli chiedeva i selfie. Lui sorrideva a tutti anche se leggevi nei suoi occhi il sospetto che certe mani fossero “pisciate”).
C’era l’ennesimo ex grande pedatore che ballava con la moglie, una donna bellissima. E tu che dici al tuo collega con un francesismo: “Porca malora che figa!”. E lui: “Pure lui è un bell’uomo però, diciamolo”. Non davano molta confidenza.
(A un certo punto ho visto Federer alla cena di gala: la gente andava a rompergli il cazzo mentre mangiava il trancio di salmone e gli chiedeva il selfie. Lui poggiava la forchetta, si alzava e sorrideva a tutti).
C’erano molti altri sportivi parecchio noti, venuti clamorosamente per accattare “il gettone di presenza” e, una volta terminato il discorso di rito (“ringrazio Pluto e Paperino per la grande opportunità bla bla bla Viva lo sport bla bla bla”) si sono levati dalle balle con scatto felino alla Bolt.
(A un certo punto ho visto Federer. La cena era finita. La massa di invitati si è avvicinata al suo tavolo. Lui si è “consegnato”. È iniziata una processione durata non meno di 40 minuti fatta di strette di mano, selfie, abbracci, dediche, venerazioni. Lui ha sorriso a tutti, uno ad uno, fino a quando un tizio ha bloccato l’ambaradan con un’espressione francese che tradotta dovrebbe suonare come “basta cazzo!”).
Ora, io non dico che gli altri campioni sono stronzi perché non è vero: molti sono stati disponibilissimi e simpatici e, comunque, certi atteggiamenti sono anche “normali”.
Io dico solo che ho capito perché quello svizzero lì è “oltre”. Oltre le prestazioni, il saper giocare a tennis, i successi, l’esserci “nato” o “diventato”. È “oltre” perché, nonostante tutto, non ha ancora perso il contatto con la realtà. E, sì: averlo “toccato con mano” (non pisciata) mi ha emozionato.
Articolo originale: https://www.facebook.com/fabrizio.biasin1/posts/10156325205259073